Non ho visto il papa da vicino.
Non l’ho visto neanche sul megaschermo, che non funzionava.
OK, ho sentito quello che il papa ha detto (ma avrei potuto farlo anche con la radio).
Ho fatto tre ore di fila per riprendere il treno.
Di cui almeno una sotto una pioggia scrosciante.
A guardarla così sembra un fallimento.
Ma non c’è stato solo questo a Monza il 25 marzo, ed è valso la pena esserci.
Mi è piaciuto partire da casa con i miei comparrocchiani, molti dei quai ho conosciuto in quella occasione perché frequentiamo Sant’Elena in momenti diversi.
È stato bello ascoltare la storia di umanità che ciascuno portava. Storie che non vanno sui giornali, ma che sono dense delle fatiche del quotidiano, del peso di malattie, della tristezza di lutti e anche di gioie tranquille. Storie di eroismo nascosto. Sì, eroismo, perché di fronte a carichi talvolta molto pesanti, dai racconti emerge una consapevole accettazione, un esserci senza maledire, un rimettere nelle mani di Dio le proprie difficoltà con fede semplice e profonda.
La stessa che ho visto con commozione nelle centinaia di migliaia di persone giunte per stringersi intorno a Francesco. Uomini e donne, famiglie e bambini, giovani e anziani... veramente tutto il popolo di Dio. Eravamo come le folle che seguono Gesù nel deserto, di cui lui ha compassione perché nel deserto hanno fame. E lui le sazia.
Tutti intorno al papa per ascoltarlo e dire con la nostra presenza: noi ci siamo, e siamo con te!
Né gran teologi, né missionari, né mistici. D’altra parte Gesù ha voluto come sua cavalcatura un asino e non un cavallo di razza, e dunque va bene così: essere persone vere, ognuna con il proprio cammino umano e di fede, che più o meno consapevoli dei propri limiti e delle proprie grandezze, si lasciano in qualche modo sfiorare e illuminare dalla luce del Vangelo.
Tutti abbiamo sentito il papa ricordarci che l’annuncio dell’angelo «Rallegrati, il Signore è con te!» è proprio per ognuno, non importa quanto in periferia: ci raggiunge tutti!
Tutti abbiamo potuto sentire, ancora di più con papa Francesco, l’appartenenza a una Chiesa universale. Una Chiesa talvolta affaticata dalle differenze, ma che in queste trova la sua ricchezza se le sa accogliere e accogliere ogni persona nella sua fatica di vivere.
Sono grata per la visita di papa Francesco. Sono grata per tutti coloro che ho incontrato nella giornata trascorsa. Porto con me i loro pesi e i loro sorrisi in questi giorni di Pasqua, quando la comunità dei cristiani si raduna prima intorno alla croce e poi nella meraviglia di una tomba vuota.